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Cosa sono gli NFT e perché
possono essere una risorsa per l’esport?
Cutting edge gaming / #NFT #metaverse #crypto #esports #gaming
Guida introduttiva
Cosa sono gli NFT
e perché possono essere
una risorsa per l’esport?
Guida introduttiva

Gli NFT sono ormai un argomento sempre più caldo, da mesi nelle tendenze che affollano il Web. NFT è un acronimo che significa “non fungible token” e, per riassumere in poche parole, non è altro che un certificato “di proprietà”, unico e non replicabile associato a un’opera digitale. In sostanza è un codice crittografico che attesta, un po’ come un documento cartaceo, non solo l'atto di proprietà ma anche il certificato di autenticità di un bene smaterializzato.

Gli NFT vengono usati principalmente in applicazioni che propongono e mettono a disposizione degli utenti/acquirenti oggetti digitali unici, i quali possono essere di qualunque forma e specie. In sostanza, il fatto che a questi oggetti digitali venga associato un token certificato e non modificabile (ma soprattutto individuabile ed attribuibile con certezza), li rende conseguentemente unici e dotati di un valore che - questo sì - può divenire fungibile e soggetto a variabili economiche riconducibili alle tradizionali dinamiche del mercato basato su domanda e offerta. Insomma, una sorta di “metaverso” capitalistico, unito a quello delle criptovalute (a cui è legato a doppio filo), che ha ricevuto un deciso boost negli ultimi due anni a causa della situazione sanitaria globale, la quale ci ha portati a tradurre le nostre vite e in qualche modo i nostri “affari” nell’universo digitale.

Non è un caso che Facebook, con il suo “Meta” abbia fiutato l’affare e le potenzialità di questa nuova frontiera, così come molte altre realtà che si stanno affacciando in questo momento sul mercato. Già, ma in pratica, cosa rappresentano questi NFT e perché per il gaming (e soprattutto l’esport) possono rappresentare il prossimo passo dell’intrattenimento?

A cosa vengono associati gli NFT?

Gli NFT possono essere utilizzati e associati praticamente a qualsiasi tipo di oggetto reale o immateriale. Si è iniziato con le opere d’arte, per comprovarne l’autenticità ed evitare la cosiddetta riproduzione seriale, così da scongiurare falsi e imitazioni senza valore. Persino i produttori di contenuti a tutto tondo, da artisti ai musicisti, a semplici utenti amatoriali, possono produrre e mettere in vendita su un mercato sorretto attualmente da e-commerce specifici, i loro NFT unici, valorizzando così la propria opera intellettuale; anzi, in molti casi il proprio lavoro facendo leva su tre principi chiave per l’economia d’ogni tempo: esclusività, scarsità, urgenza.
Possiamo anche aggiungere un altro principio, se così vogliamo definirlo, che si basa sulla particolare predilezione umana per il collezionismo (e per il rischio).

Qui entra in gioco l’universo sportivo (e gli sportivi tradizionali, come Serena Williams), il quale si sta sempre più focalizzando sull’associazione degli NFT a operazioni legate a specifici franchise o icone, non solo per aumentare gli introiti ma anche per avvicinare sempre più un tipo di utenza nuova, lontana dai vecchi metodi di comunicazione. Tra questi gli esempi lampanti sono Soares (per il calcio) ed NBA Top Shot.

Dallo sport al gaming

Nell'ottobre 2020, per proseguire con il caso NBA Top Shot, l’NBA (con il decisivo apporto di Kevin Durant) ha aperto un mercato di collezionabili dedicati a immagini e spezzoni di giocate dell’intera storia del campionato. Ogni momento è in sostanza un NFT, e racchiude un'essenza preziosa: l'opportunità per i fan di possedere un pezzo di storia dei loro franchise preferiti. Ciò viene creato e monetizzato attraverso un mercato di pacchetti e soprattutto di aste, attraverso cui gli utenti possono comprare e vendere i pezzi più o meno pregiati della loro collezione.
Un’intuizione che non è passata inosservata a realtà del gaming come Electronics Arts, che proprio sfruttando i pacchetti di FIFA Ultimate ha ipotizzato un futuro NFT per il proprio franchise. Sarebbe, secondo il Chief executive Andrew Wilson, un modo del tutto nuovo di far vivere ai videogiocatori un’esperienza ludica che vada al di là del semplice gioco. Operazioni molto simili stanno sorgendo un po’ ovunque, da Ubisoft (l’iniziativa Ubisoft Quartz) al Team17 con gli NFT del franchise Worms, sino al primo gioco di carte basato su NFT come Gods Unchained e così via. Dunque, se le potenzialità per il mondo del gaming sono praticamente infinite e tutt’altro che note; per il framework competitivo, di cosa si inizia a parlare?

NFT ed esport

A differenza degli sport tradizionali, l’esport è già digitale per sua stessa definizione. Inoltre, di solito gli esport fan sono non solo essi stessi videogiocatori, ma anche appassionati di tutto ciò che può essere collezionato, magari cresciuti in compagnia dei trading card game o, banalmente, con il pallino degli album di figurine.

Inoltre, gli NFT esistono in tale framework da molti anni, basti pensare al mercato da milioni di dollari che circonda i cosmetici di Counter-Strike: Global Offensive.

Ora il gaming competitivo è pronto per abbracciare il suo futuro. Le organizzazioni, ad esempio, come già fa Epics.gg, possono promuovere il loro franchise attraverso ogni tipo di NFT: da una serie limitata di carte collezionabili dedicate ai propri giocatori a prodotti digitali veri e propri, come skin, messaggi o contenuti registrati e personalizzati dai giocatori o dai produttori di contenuti della squadra. In questo modo si potranno produrre diversi benefici: affezione al brand, investimenti, inedite fonti di guadagno per la crescita e l'espansione dell’organizzazione e così via.

Se interi universi competitivi come CS:GO, VALORANT, FIFA, League of Legends, Hearthstone e Overwatch possono creare mercati NFT al loro interno, questi potranno beneficiare di una quantità di entrate ingente, così da trainare ancor di più la crescita e la sostenibilità dell'intero ecosistema.

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