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Counter Strike 2 - il passato e
il futuro del (Re?) dei tactical shooter
Cutting edge gaming / #competitive #esports #counter strike #CS2

Counter Strike (CS, per gli amici) rappresenta forse l’esempio di maggior successo dell’industry videoludica mondiale degli ultimi decenni. Avete letto bene. Certo, la stonatura della frase d’apertura probabilmente deriva dal fatto che ora siamo abituati a parlare di (e a sentir nominare) capolavori tripla A in grado di generare milioni di dollari di incassi in così pochi giorni. Ecco perché accostare il concetto di “successo”, inteso entro i suoi confini moderni, con una serie che ha la bellezza di oltre vent’anni di storia sembra un paragone dissonante e, per molti, dissacrante.

Tutt’altro. Proprio nella sua longevità (ed evoluzione) risiede il segreto del suo successo e, in definitiva, del successo di Valve. Non solo: Counter Strike può essere praticamente considerato uno degli esponenti di spicco (forse l’Esponente con la E maiuscola) del ricco genere dei tactical shooter in prima persona. Non ci soffermeremo troppo, per il momento, sull’importanza che ha avuto CS per lo sviluppo dell’esport “moderno”.

Quindi: come è iniziata la storia? Ecco una rapida digressione, in vista di ciò che verrà.

L’inizio, a Black Mesa…

La storia di Counter Strike parte da lontano, come abbiamo anticipato poco fa. Il tactical shooter che conosciamo nasce, infatti, come una mod di Half Life, uno dei migliori FPS mai creati. La mod non venne sviluppata a Black Mesa, bensì nei dormitori della Simon Fraser University dove gli studenti Minh Le e Jess Cliffe ebbero un’idea geniale: realizzare una mod multiplayer dell’indimenticato sparatutto targato Valve; una espansione homemade in cui due fazioni contrapposte, rappresentate da una squadra di terroristi e una di anti-terrorismo, si affrontavano in arene chiuse. Insomma, l’esperienza multiplayer, dalla forte anima tattica, serviva principalmente agli studenti dell’università per poter passare un po’ di tempo di svago assieme. Non dobbiamo dimenticare che all’epoca (stiamo parlando del 1999) le esperienze FPS multiplayer erano molto diverse e sostanzialmente riservate ai big, come Quake.

Minh Le e Jess Cliffe continuarono comunque a rilasciare nuovi contenuti per la propria creatura. Una sorta di “game as a serviceante litteram, insomma. Con l’ampliarsi dei contenuti e l’aumento esponenziale di una community sempre più affezionata, la mod attirò l’attenzione di Valve, la quale non ci mise molto tempo - fiutate chiaramente le enormi potenzialità - a fagocitare i due programmatori, fornendo loro tutto il necessario per poter continuare a sviluppare la loro creatura.

I due, con il pieno supporto della compagnia di Gabe Newell, continuarono a far crescere Counter Strike sino alla fatidica versione 1.6. Correva l’anno 2004.

CS, CS 1.6, GO...

La versione 1.6 - la più famosa, in pratica - di Counter Strike rappresenta un turning point fondamentale non solo per il titolo, ma anche per tutta la storia videoludica. Quella fu, infatti, la patch che inaugurò anche una piattaforma nuova: Steam. Anche di quest’ultima sarebbe interessante raccontarne la genesi, fatta di battaglie legali per i diritti di proprietà intellettuale e pericolose scommesse finanziarie. Per il momento, vi basti sapere che CS 1.6 non venne accolto per niente bene (tanto che moltissimi giocatori continuarono a giocare con la versione “obsoleta” del titolo, osteggiando e boicottando quella che sarebbe diventata la piattaforma di riferimento per il gaming su PC).

Da quel momento in avanti Counter Strike scivolò lentamente verso una forma che non rispecchiava più la visione dei creatori. Almeno, di uno dei due. La metamorfosi in un prodotto più attrattivo per le masse ( quindi meno hardcore) spaccò il sodalizio tra Cliffe e Le. Il primo decise di rimanere in Valve mentre il secondo, in contrasto con le idee della dirigenza, se ne andò per la propria strada.

Passarono gli anni e Counter Strike continuò ad esser un cantiere aperto (all’innovazione), seppur con qualche passo falso e tanti ripensamenti.
Uno di questi (parallelo anche alla patch 1.6) fu Condition Zero, una sorta di progetto avanguardistico per i tempi, i cui obiettivi verranno raggiunti molto più in là, con Global Offensive. Questa, dopo il passaggio a Source (la versione del tactical shooter basata sull’engine proprietario della compagnia: Source, appunto) rappresenta l’ultima evoluzione, in ordine di tempo, di una IP inossidabile e ancora sorretta da una quantità di giocatori che ancor oggi rasenta i 27 milioni mensili. Numero, quest’ultimo, sicuramente spinto anche dalla popolarità del titolo in ambito esport.

e l’esport

Proprio il gaming competitivo ha regalato a CS le maggiori soddisfazioni oltre che una fama mondiale, tanto da esser ancora oggi (ovviamente attraverso le sue varie declinazioni) uno dei titoli competitivi più giocati e visti al mondo.

Basti pensare ai mega eventi guardati da milioni di spettatori (il record di utenti connessi lo detiene CS:GO, con 2.748.434 spettatori nel 2021 per il PLG Major di Stoccolma), dal sold out nelle più grandi arene per gli Extreme Masters, o per le leggendarie imprese delle organizzazioni (quattro, nella storia) che sono state in grado di portarsi a casa il cosiddetto Intel Grand Slam (ovvero la vittoria dei quattro maggiori tornei mondiali targati Intel).

Insomma, Counter Strike ha dato tanto all’esport e la scena competitiva ha ricompensato CS con innumerevoli record e un seguito davvero incredibili, che non accennano a fermarsi.

Non solo: CS ha anche contribuito a ispirare altri. Il genere tactical shooter si è diramato in una serie di giochi ormai noti e amati da molti, peraltro anch’essi caratterizzati da una scena competitiva vivace e di successo. Tutto - o quasi - parte e si sublima in CS.

Il futuro, il Quantum Leap

Poche settimane fa - con il solito gusto per la sorpresa che caratterizza il colosso di Gabe Newell - Valve ha squassato la community con un annuncio quasi impensabile: l’arrivo di Counter Strike 2.

Il “salto tecnico più importante della storia di CS”, come proclamato dalla compagnia, si propone come un enorme aggiornamento della vecchia formula. Una strada percorsa già da Blizzard con Overwatch, per intenderci, con la sola differenza che in questo caso stiamo parlando di una ristrutturazione senza precedenti. Anzitutto, tranquilli, coloro che hanno speso molto tempo (e molti soldi per le skin) su CS:GO conserveranno tutto.

Riguardo all’aggiornamento tecnico, invece, Valve sembra sia al lavoro per dare ai giocatori effetti visivi, grafica e strumenti utente del tutto nuovi, sostenuti dalla seconda versione del Source engine. Non solo: effetti particellari, il comportamento delle granate fumogene sono stati rivisti da zero, così come il tempo di reazione del server (il cosiddetto “tick rate”). Il team di sviluppo ha inserito nel dialogo tra input utente e server nuove sub routine che puntano ad abbattere il ritardo tra il comando dato dal giocatore e la reazione del server. Insomma, il team promette un’azione in tempo reale. Sarà così? Intanto, attendiamo con ansia l’estate.

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